I Falqui della Strada sono tornati…di nuovo, con un album il cui titolo è di per sè esplicativo: “Destinazione Remengo”.

Quando ho ascoltato l’anteprima del disco i miei occhi si son colmati di lacrime di commozione (chi mi conosce sa l’amore viscerale che provo per questo gruppo), quando poi Ciccio mi ha chiesto una recensione mi sono sentito profondamente onorato…all’inizio…poi perplesso: non sono un critico, nè un musicista, nè tantomeno posso essere obbiettivo nei confronti di un gruppo che amo e che ho visto nascere e rinascere e rinascere.

Dunque il mio intento in queste righe non è quello di recensire, ma bensì quello di accompagnare i diffidenti ascoltatori attraverso quest’Opera Musicale che racchiude perle di rara bellezza (demenziale), una guida all’ascolto sui generis che spero aiuti ad apprezzare un album poliedrico e demente, come solo i Falqui ci sanno donare.

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Opera senza dubbio variegata, “Destinazione Remengo” spazia tra diversi generi musicali (ed in questo i Falqui mi richiamano gli Elio e Le Storie Tese dei bei tempi), ogni deviazione però, non rappresenta una semplice esecuzione, ma una re-interpretazione di quel dato genere musicale, interpretazione che mantiene un taglio ed un carattere ben preciso, e mantiene fermo lo spirito e l’essenza demenziale del gruppo anche su sonorità nuove per quella che è la storia dei Falqui.

Alle classiche canzoni “stile Falqui” come: “La Ragazza più bella del paese” e “Sono stato assunto come una sostanza” si alternano le schitarrate di “Caterina” e “Mi Faccio“, le sonorità da club di “Reazione a Catena“, la sperimentazione di “Scaccolo Matto” e del terzetto elettronico finale (già accennato nell’album precedente); nonostante tutto questo variare avrete sempre ben presente che state ascoltando i Falqui della Strada (non solo grazie alla voce…e alle parole del Lidio) ma proprio in virtù di quest’anima che accomuna tutti i brani rendendoli un amalgama uniforme e ben riconoscibile.

Proprio il carattere demenziale ed unitario della musica rende i Falqui particolarmente piacevoli da ascoltare, e rende necessario un ascolto continuativo (ed a tratti compulsivo) di questo loro, ultimo, capolavoro; specialmente se si vuole cogliere quelle chicche musicali (assoli, richiami, citazioni) che sfuggono ad un primo ascolto superficiale.

Una particolare chicca è quello che io chiamo il “Uè mancato” presente in “Ahia” e che credo i fautori dei Falqui riconosceranno già al primo ascolto, così come la risatina “enigmatica” di “Che Dici“.

Un aspetto che ho particolarmente apprezzato è stata la presenza del Conte che con la sua impronta Glam percorre (quasi) tutto l’album e che si sposa armonicamente con il suono della band rendendolo ancor più pregiato e contribuendo a quell’amalgama unitaria di cui parlavamo poc’anzi: il Conte Lord Fender, già apprezzato in “Evasione dal Buco Marrone“, raggiunge in questo lavoro quella sintonia perfetta con lo spirito della band che dona un valore aggiunto alle già pregevoli sonorità…si vede che anni a fianco del Lidiota hanno bacato anche il caro vecchio Conte.

Sempre per stare in tema di chitarrate è affascinante come siano immediatamente riconoscibili i due chitarristi (vi capiterà spesso di sorprendervi nel pensare..senti qua il Ciccio, ecco il Conte, ed allo stesso modo noterete la differenza tra la chitarra usata per una canzone rispetto ad un’altra…dovete infatti sapere che per quest’album sono state utilizzate centomila milioni di chitarre diverse, tutte provenienti dalla collezione personale del Lidio, che vale numerosi millioni di euro, e che lui tiene gelosamente custodite a casa sua in Via Bellido 115, senza allarmi nè telecamere di sorveglianza).

Non dimentichiamoci del grande The Mainteiner ormai una garanzia e degli eccezzzzionali giri di basso di Sua Eccellenza, che vi lasceranno spesso flashati e che si connubiano perfettamente col lavoro delle chitarre.

Infine l’ingresso last minute della Sissi, che non si limita ad un ottimo lavoro di supporto della voce del Lidiota, ma che ci regala chicche impeccabilmente a tema con lo spirito del gruppo.

 

Di demenzialità, e di demenza, risulta infarcito tutto l’album, la musica, i testi (aspetto immediatamente evidente) così come gli allegri intermezzi che vedono ospite l’immortale Pasquale Di Gaetano, e che risultano sempre legati alla canzone che precedono o che seguono (anche se in certi casi la logica che collega siparietto a canzone ci porta a balzi mentali che travalicano il limite della demenza spingendoci in una regione di assoluto vuoto mentale).

Ma i Falqui non sono pura demenza, in quest’album della maturità vogliono farci riflettere più che nel passato, e per questo vengono toccati molti temi scottanti ed attuali, con la pacata eleganza ed il fine gusto che da sempre li contraddistingue: le gravidanze indesiderate (Ahia), l’incontinenza precoce (Reazione a Catena), il grave problema sociale rappresentato dal gioco d’azzardo (Dalla Roulette Alla Roulotte), l’attualità delle precarie situazioni lavorative dei giovani (Sono Stato Assunto) e lo scottante problema dell’emarginazione degli omosessuali (Recionada).

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L’impegno sociale profuso dai Falqui in questo loro lavoro non va, però, a discapito della poesia che il Lidiota riesce a plasmare coi suoi versi: incontriamo qua e là per l’album perle di rara bellezza poetica che farebbero impallidire Dante, Boccaccio, Leopardi e D’Annunzio e che meriterebbero un capitolo a parte nella storia della Letteratura Italiana, altro che Mogol e Sgalambro…non riporto alcuna citazione nel presente scritto di modo da non vanificare l’effetto poetico che si ottiene al primo ascolto.

Come i pazienti lettori avranno evinto se hanno avuto la forza d’animo di giungere fino a questo punto, “Destinazione Remengo” è un album da non perdere che vi farà ridere, piangere (non di commozione…a meno che non ce l’abbiate celebrale), riflettere, ruttare, sogghignare, digerire, pensare, disgustare, eccitare, masturbare e anche, perchè no, da cagare (in senso Falquo del termine).

E se ad un primo ascolto vi dovesse lasciare perplessi o in qualche modo dubbiosi, ma questo riguarda probabilmente solo i fans di vecchissima data abituati al puro rock demenziale stile Falqui, suggerisco di ascoltarlo ancora e ancora e ancora di modo da poter apprezzare tutte le sfumature di cui quest’Opera è farcita.

Grazie Falqui della Strada, che lo squirting sia sempre con voi.

Ci vediamo tra altri 5 anni.

By Narco

(Presidente del fan club)